Nel contesto del dibattito sul futuro dell’Unione Europea, l’intervento di Mario Draghi dello scorso mese - ed esattamente ad un anno di distanza dal suo primo rapporto - ha offerto una visione organica delle priorità necessarie per rilanciare la competitività e la capacità tecnologica del continente, oltre a sottolineare che l'inerzia decisionale minaccia la sovranità dell'Europa, mettendo a rischio il suo modello di crescita. Le proposte presentate si collocano in stretta connessione con le iniziative annunciate dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel recente discorso sullo Stato dell’Unione, delineando un’agenda condivisa di riforme e investimenti che mira a rafforzare la posizione dell’Europa nel quadro globale dell’innovazione e della sicurezza economica.
L’analisi ha posto l’innovazione come asse strategico della competitività europea, evidenziando in primis il ritardo accumulato rispetto a Cina e USA nella produzione di modelli fondativi di intelligenza artificiale, sempre più una tecnologia “trasformazionale”, come l’elettricità 140 anni fa. Il (forte) campanello d’allarme è stato recepito e sono state avanzate proposte per la creazione di grandi infrastrutture dedicate all’AI, tra cui cinque impianti su larga scala capaci di ospitare oltre centomila GPU ciascuna, un’espansione significativa della capacità dei data center e l’introduzione di un quadro normativo unico su base volontaria, il cosiddetto “28th Regime”, volto a consentire alle imprese di operare senza frammentazioni nel mercato interno, iniziativa che appare sulla scia di modelli di semplificazione del rapporto cittadino-pubblica amministrazione come il Single Digital Gateway.
Il rafforzamento dei programmi europei per la ricerca e l’innovazione, come Horizon Europe (che passerà a 175 miliardi di euro), Digital Europe, EU4Health, è stato indicato come leva essenziale per sostenere progetti ad alta intensità tecnologica, ispirati al modello di ricerca e sviluppo dell'agenzia americana DARPA, caratterizzato da finanziamenti per progetti rischiosi e innovativi. La loro attuazione, tuttavia, dovrà essere affidata ad attori con capacità di project management di alto livello.
Nel medesimo ambito, la Commissione europea ha già mobilitato oltre mille miliardi di euro per innovazione, tecnologie pulite e sicurezza, destinando circa duecento miliardi all’intelligenza artificiale e venti miliardi specifici alle gigafactory. Le nuove strategie su tecnologie quantistiche, scale-up industriali e le iniziative “Apply AI” e “Choose Europe” si inseriscono in questo quadro, insieme ai tre atti legislativi prioritari — l’EU Cloud & AI Development Act, l’European Innovation Act e il 28th Regime — che costituiranno la base del prossimo Programma di Lavoro della Commissione per il 2026.
Ma questa accelerazione tecnologica non può prescindere da una revisione della regolamentazione digitale: sul fronte regolamentare, è stata sottolineata la necessità di semplificare il GDPR, armonizzando l’applicazione tra i ventisette Stati membri. Sarà interessante capire se altri Regolamenti, come quello sullo Spazio Sanitario dei Dati (EHDS) o eIDAS (per il Digital Wallet) saranno oggetto della stessa necessità di armonizzazione. È stato inoltre suggerito un approccio più pragmatico all’attuazione dell’AI Act, con una sospensione temporanea per i sistemi ad alto rischio e una vigilanza ex post fondata sulle reali capacità dei modelli. A complemento, la Commissione ha annunciato l’elaborazione di codici di condotta e linee guida per l’intelligenza artificiale, in un contesto più ampio di semplificazione legislativa attraverso pacchetti “omnibus” e la futura introduzione di un Digital Fairness Act.
Sul piano energetico, è stata richiamata la persistente divergenza dei prezzi rispetto ad altri mercati, con il gas europeo quattro volte più costoso di quello statunitense e l’elettricità industriale superiore al doppio. In previsione dell’aumento della domanda dei data center, stimata a +70% entro i prossimi cinque anni, sono stati proposti meccanismi di acquisto congiunto del gas e l’estensione di contratti a lungo termine. La Commissione ha integrato tali proposte nel Clean Industrial Deal e nell’Action Plan for Affordable Energy, annunciando un European Grids Package come strumento chiave per la riduzione strutturale dei costi.
Dal punto di vista finanziario, la stima è di un fabbisogno annuo di investimenti di circa 1.200 miliardi di euro nel periodo 2025–2031 (rispetto agli 800 miliardi di euro di un anno fa), con una componente pubblica che si attesta poco oltre il 40%. È stata segnalata l’esigenza di strumenti finanziari comuni, inclusa la possibilità di emissione di debito europeo per sostenere progetti condivisi, e l’accelerazione della costruzione di un'Unione del Risparmio e degli Investimenti. In parallelo, la Commissione intende utilizzare TechEU e la Banca Europea per gli Investimenti per favorire la crescita delle imprese innovative, completare l’architettura della SIU e migliorare l’accesso al capitale di rischio nel prossimo quadro finanziario pluriennale.
Per quanto riguarda il mercato unico, è stato ribadito il ruolo del 28th Regime come elemento di integrazione economica, insieme a una riforma del settore delle telecomunicazioni e a procedure accelerate per fusioni in ambiti strategici quali difesa e spazio. La nuova Strategia per il Mercato Unico e la roadmap al 2028 confermano questa idea, con l’obiettivo di rafforzare l’efficienza e la competitività del mercato europeo.
Sul fronte commerciale, è stata evidenziata la necessità di ridurre le dipendenze strategiche e di chiudere rapidamente gli accordi già negoziati, come quello con il Mercosur, per consolidare partenariati economici stabili. Le nuove iniziative in corso con India e Mediterraneo si inseriscono in questa logica di diversificazione e rafforzamento delle catene del valore.
In materia di politica industriale, le proposte mirano a superare i limiti degli attuali IPCEI attraverso un coordinamento su scala continentale degli aiuti di Stato e un uso più strategico del procurement pubblico come leva per generare domanda tecnologica. Particolare attenzione è stata dedicata ai settori della difesa, dei semiconduttori e dell’automotive, considerati prioritari per la sovranità industriale europea. La piattaforma SAFE, promossa dalla Commissione, rappresenta la risposta operativa per accelerare gli investimenti strategici e consolidare la sicurezza economica, con iniziative parallele come la revisione del mandato di Europol e la Roadmap for European Defence Readiness.
Infine, sul piano della governance, è stata sottolineata l’urgenza di adottare un approccio europeo più rapido e coordinato, fondato su meccanismi di cooperazione rafforzata, scadenze vincolanti e maggiore accountability - idealmente dotandosi di strumenti più propri di una federazione piuttosto che di una confederazione, con decisioni rapide e coordinate. Oltre metà delle iniziative previste nel Piano Draghi risultano già avviate, con benefici concreti in termini di semplificazione amministrativa e risparmi stimati in oltre 8 miliardi di euro. La definizione di una dichiarazione congiunta di priorità legislative tra Commissione, Parlamento e Consiglio rappresenta un passo ulteriore verso una governance più integrata e orientata ai risultati, nella prospettiva di un’Unione capace di competere su scala globale con nuova velocità, scala e intensità.