Il lockdown ha creato una nuova consapevolezza riguardo il fatto che occorre che l’Italia recuperi il ritardo accumulato nei processi di trasformazione digitale, in special modo nella macchina amministrativa pubblica
Durante il lockdown è stato evidente a tutti come il "digitale" fosse divenuto importante.
La Pubblica Amministrazione Italiana ha dovuto adattarsi in pochi giorni a questo nuovo scenario evidenziando, come al solito, una situazione a macchia di leopardo. Diverse Amministrazioni erano pronte a far lavorare i propri dipendenti da casa ed avevano già molti servizi fruibili online da cittadini e imprese, mentre molte altre hanno pagato lo scotto di una arretratezza digitale poco comprensibile dopo oltre 30 anni di investimenti nell’e-government.
È innegabile che il lockdown ha creato una nuova consapevolezza riguardo il fatto che occorre che l’Italia recuperi il ritardo accumulato nei processi di trasformazione digitale, in special modo nella macchina amministrativa pubblica.
Il ritardo è stato sotto gli occhi di molti addetti ai lavori per molti anni. Tutti gli studi di settore, come ad esempio il DESI (The Digital Economy and Society Index), mettono l’Italia agli ultimi posti in Europa.
È sul fronte della domanda che si registrano ancora i ritardi più gravi: solo il 32% degli utenti italiani usufruisce attivamente dei servizi di e-government, rispetto a una media UE del 67%. Le cause sono da ricercare nella scarsa alfabetizzazione digitale degli Italiani, ma anche nella qualità dei servizi e portali stessi, che non hanno ancora raggiunto livelli accettabili di usabilità e accessibilità e in una comunicazione pressoché inesistente e che non è riuscita a creare consapevolezza dei vantaggi degli strumenti online della pubblica amministrazione.
Tuttavia, qualcosa si è mosso. Ad esempio c’è stata una forte crescita degli italiani che si sono dotati dell’identità digitale SPID, siamo passati dai 5,6 milioni di inizio anno ai 10 milioni di settembre.
E non è l’unico segnale di quello che diversi hanno chiamato “Covid Digital Trasformation”, volendo significare che il Covid ha portato ad una improvvisa accelerazione dell’utilizzo di strumenti e servizi digitali.
Anche il legislatore ha accelerato alcuni passaggi attesi da diverso tempo. Con diverse norme inserite nel DL Rilancio e nel DL Semplificazione sono stati definiti ad esempio importanti “switch-off”, come quello delle credenziali per accedere ai servizi online.
Dal 1 marzo 2021 l’unica modalità per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione sarà SPID e l’unico modo per pagare sarà PagoPA.
A luglio è stata varata la “Strategia Nazionale per le Competenze Digitali”, fondamentale visto che solo il 42%, della popolazione tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base o superiori, il che ci relega all’ultimo posto nel DESI 2020 nell’area del Capitale Umano.
Certo sappiamo che le norme, i regolamenti, le linee guida, i Piani, di per sé creano delle pre-condizioni ma non necessariamente determinano da soli un cambiamento. Di certo saranno necessarie anche risorse economiche adeguate, sperando che finalmente chi di dovere realizzi che ogni euro speso in digitalizzazione non è un costo ma un investimento che produrrà effetti positivi.
Qualche primo segnale c’è stato con un bando del PON Governance per i Piccoli Comuni, ma è ancora troppo poco.
Luciano Floridi, filosofo italiano che insegna ad Oxford, sostiene che il progetto umano deve essere etico, unire politiche verdi (economia green, circolare e dello share) e politiche blu (economia digitale e dell’informazione) e favorire un modo di vivere insieme centrato sulla qualità delle relazioni e dei processi, anziché sul consumo e sulle cose.
Pare che in qualche parte del mondo leggano Floridi, visto che la Corea del Sud ha varato in luglio un piano chiamato K-New Deal, rifacendosi al New Deal di Roosvelt che seguì la grande depressione, in cui vengono stanziati 133 miliardi di dollari per creare 1,9 milioni di posti di lavoro nei settori del digitale e del “green”.
L’Unione Europea ha reagito all’emergenza Covid con un piano eccezionale che include il “Recovery Fund” che si stima destini all’Italia circa 208 miliardi di euro. È un’occasione che il nostro paese non deve sprecare per recuperare terreno anche in ambito digitale.
Il Gruppo Maggioli è pronto a fare la sua parte in stretta collaborazione con tutti gli altri soggetti che operano per migliorare l’efficienza della Pubblica Amministrazione con il vero obiettivo di semplificare la vita a cittadini e imprese.
Daniele Crespi
Sviluppo servizi innovativi ed e-gov