Il Decreto c.d. “Semplificazioni” (DL n. 76/2020), adottato dal Governo per fronteggiare la grave crisi causata dall’emergenza sanitaria da Covid-19, contiene moltissime disposizioni relative alla digitalizzazione della pubblica amministrazione. I propositi per il nuovo anno alla luce delle tante novità normative in materia di digitalizzazione.
È stata una calda estate per l’amministrazione digitale, preludio di un autunno denso di impegni per tutte le pubbliche amministrazioni.
La pubblicazione del decreto “Semplificazioni” in Gazzetta Ufficiale del 16 luglio lo preannunciava e il sentore non è stato smentito dalla divulgazione, avvenuta nei giorni di ferragosto, del
Piano per l’informatica nella PA per il triennio 2020-2022.
Si tratta di uno dei più ambiziosi interventi di riforma normativa in materia di innovazione del settore pubblico che prevede rilevanti modifiche al Codice dell’amministrazione digitale e impone alle amministrazioni una brusca accelerazione.
Queste ultime, infatti, tra le altre cose,
entro il 28 febbraio 2021, dovranno erogare tutti i servizi in modalità telematica, assicurare la piena operatività di PagoPA, garantire la fruizione con SPID e CIE dei servizi online che richiedono identificazione, intraprendere i percorsi di trasformazione digitale preordinati a fornire i propri servizi tramite l’App IO.
Tante altre le novità sono previste in materia di domicilio digitale e notifiche telematiche con l’istituzione della piattaforma notifiche, in tema di dati e interoperabilità con l’istituzione della piattaforma digitale nazionale dati, nonché relativamente a smart working e acquisti ICT, cloud della PA e data center, conservazione documentale, firme elettroniche, accessibilità, difensore civico, procedimenti amministrativi.
Si assiste, peraltro, ad un grande inasprimento del sistema di sanzioni e responsabilità in caso di mancato raggiungimento di tali sfidanti obiettivi.
Il 12 agosto, poi, è stato pubblicato il terzo
Piano triennale per l’informatica nella PA.
L’aggiornamento 2020-2022, licenziato dal Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione e in corso di registrazione presso la Corte dei Conti, è stato redatto da un gruppo di lavoro formato da personale di AgID e del Dipartimento per la trasformazione digitale con il coinvolgimento attivo delle pubbliche amministrazioni centrali e degli enti locali.
Come il piano nazionale anticorruzione, si tratta di un documento che traccia la strategia per il triennio avvenire ma che viene aggiornato annualmente. Il nuovo documento di indirizzo strategico, però, è più breve rispetto agli anni passati e, per ammissione della stessa Agenzia per l’Italia digitale, “
si caratterizza per uno stile più semplice e assertivo, maggiormente mirato agli obiettivi e alla misurazione dei risultati”.
Nelle precedenti edizioni veniva attribuito ampio spazio al modello strategico, mentre il Piano 2020- 2022 si focalizza sulla realizzazione delle azioni previste.
Il Piano si compone di 9 capitoli ai quali si affiancano un
executive summary e un capitolo dedicato ai principi e agli obiettivi strategici del Piano stesso. In particolare, i primi sei capitoli approfondiscono le componenti tecnologiche: servizi, dati, piattaforme, infrastrutture, interoperabilità e sicurezza. I tre capitoli finali delineano gli strumenti di governance che nel prossimo triennio saranno messi in campo anche per avviare azioni in coerenza con la
“Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese 2025”.
Tutti i capitoli hanno la stessa struttura composta da: una sezione introduttiva, ricognitiva delle azioni già intraprese in attuazione dei piani precedenti; una schematica ricostruzione del contesto normativo e strategico di riferimento; una sezione contenente gli obiettivi prefissati e i risultati attesi, la cui misurazione nel tempo è scandita in target annuali; due sezioni recanti le linee d’azione che – secondo una precisa
roadmap – devono essere attuate dai soggetti istituzionali (in primis AgID e Dipartimento per la Trasformazione Digitale) e dalle singole amministrazioni (centrali e locali); una sezione conclusiva di coordinamento con la
Strategia per l’innovazione tecnologia e la digitalizzazione del Paese 2025 approvata dal Ministro per l’Innovazione Tecnologica.
Sono circa 110 le azioni che devono essere attuate da parte delle amministrazioni territoriali e per la cui attuazione riveste importanza centrale la figura del RTD, il Responsabile per la Transizione Digitale. In effetti, la vera sfida riguarda proprio il raggiungimento di risultati nella speranza di recuperare posizione nelle classifiche internazionali e di conseguire impatti reali.
Settembre, dunque, quest’anno più di altri, si prefigura come mese di pianificazione. Le pubbliche amministrazioni, anche alla luce di quanto emerso nei mesi scorsi e dei nuovi obblighi, hanno molto da fare in tema di digitalizzazione a cominciare dall’organizzazione e quindi dalla nomina di quel Responsabile per la Transizione Digitale da molti enti ancora colpevolmente omessa.
A cura di
Ernesto Belisario
(Avvocato, Studio Legale E-Lex - Curatore del progetto laPAdigitale.it di Maggioli)
Francesca Ricciulli
(Avvocato, Studio Legale E-Lex)